L’Italia si dice “pronta” a inviare i propri militari nella Striscia di Gaza. L’affermazione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è giunta mentre l’escalation tra Israele e fronte filo-iraniano formato da Hamas e Houthi yemeniti si fa sempre più concreta e preoccupante.
“Qualora si rendesse necessaria a Gaza, in una fase di transizione, una missione di pace, noi siamo pronti a inviare i nostri militari con l’Onu come portatori di pace“, ha affermato il vicepremier.
L’annuncio di Tajani sul possibile invio di militari italiani in Medio Oriente
Parlando ai microfoni di Radio24, Tajani ha ricordato la presenza di “oltre mille militari italiani in Libano”, che “sono là per una missione delle Nazioni Unite”. “La linea che seguiamo da sempre è quella di due popoli e due Stati, è la linea del G7 e dell’Unione europea. Il 24 e il 25 gennaio sarò in Terra Santa per parlare anche con l’Autorità nazionale palestinese, perché non può essere Hamas a governare quel territorio”, ha proseguito il ministro (intanto Gaza è ridotta a fame e macerie da Israele, preda di mercato nero e saccheggi).
Il segretario di Forza Italia non chiude a nessuna ipotesi di negoziati possibili: “Tutte le mediazioni sono possibili”. Ad esempio, ha osservato, la Giordania “è un Paese che svolge un ruolo molto importante. Lavoriamo per raggiungere la pace però ovviamente non possono più partire missili dalla striscia di Gaza né dal Libano”.
Alla domanda, poi, se ci sia sul piatto una richiesta da parte degli Stati uniti di allargare la missione Unifil in Libano, Tajani ha risposto: “No, non è giunta alcuna richiesta”. Il titolare della Farnesina ha infine ribadito che “il comando è in capo alle Nazioni Unite”.
Il ruolo militare dell’Italia nell’Onu
Come specificato dal Ministero degli Esteri, la partecipazione italiana alle missioni dell’Onu “risponde alla necessità di salvaguardare la sicurezza nazionale a fronte di minacce che trascendono i confini dello Stato“. Il principio di partenza di Roma è che le Nazioni Unite, “grazie alla loro vocazione universale, svolgono un insostituibile ruolo a sostegno della stabilizzazione di numerose aree di crisi, in particolare in Medio Oriente e Africa” (qui abbiamo parlato della durissima accusa di Israele contro l’Onu).
Il nostro Paese è inoltre il primo fornitore, in termini di personale militare e di polizia qualificato, tra i Paesi occidentali e dell’Ue per quanto riguarda le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. L’Italia è inoltre il settimo contributore al bilancio del peacekeeping Onu e partecipa attivamente a varie missioni in Africa, Asia ed Europa. La Farnesina evidenzia poi come la partecipazione alle missioni Onu da parte italiana sia “particolarmente apprezzata e rappresenta un vero e proprio modello, soprattutto grazie alla capacità di dialogo dei nostri contingenti con le popolazioni locali e alla complementarietà dimostrata tra dimensione civile e militare nelle operazioni di stabilizzazione e mantenimento della pace”.
Proprio in relazione al Medio Oriente, Roma è coinvolta nella missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) nel sud del Libano, nella quale sono impiegati circa 1.100 militari italiani. La Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite è stata istituita il 19 marzo 1978 con le risoluzioni n. 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza Onu. Da allora il mandato è stato rinnovato più volte e il contingente è stato protagonista di quattro interventi nei conflitti mediorientali. L’ultimo risale al 2006, nell’ambito del conflitto israelo-libanese. Il 2 settembre di quell’anno l’Italia prese attivamente parte alla missione con l’Operazione Leonte, inaugurata dallo sbarco della Marina italiana a Tiro.